Il nuovo film di Gianni Amelio – al contrario di altre sue recenti pellicole – risulta molto coinvolgente e misurato. La sceneggiatura è tratta dal libro autobiografico di Giuseppe Pontiggia “Nati due volte” che narra l’esperienza di un padre che incontra per la prima volta dopo anni il figlio disabile.
Il tema viene trattato da Amelio con una delicatezza che ci fa dimenticare gli eccessi di sentimentalismo che, su temi come questo, ci espongono opere tendenti al politicamente corretto, ponendo invece l’accento su corde ben più profonde e gravi.
Un padre di fronte alla prova forse più grande della propria vita, si trova a fare i conti con la vita precedente, che ha rifiutato, ma ora è risoluto nel far unire il proprio presente con il futuro di entrambi. Prova la grande gioia della paternità ritrovata e gli abissi dell’impossibilità di comprendere il perché di questa vita enigmatica che ha dinanzi.
Il disarmante sorriso del bambino ritrovato vaga tra le ombre della sofferenza, riaffiorando in solari eccessi di affettuosità. Ciò rende impotente il padre/regista che vorrebbe smussare o forse negare l’enorme difficoltà dell’esperienza di questa nuova, seconda, vita.
[25/10/2004]