Con questo secondo Zoolander, torna il refolo di Hollywood sul Tevere, dopo il recente “Spectre”.
Il plot è ovviamente demenziale: una satira precaria ai luoghi comuni sul mondo della moda – oltre alla rima bellezza/ignoranza comprende ora anche la bulimia – a parte il fatto che sono tutti (a parte uno) estremamente eterosessuali, anche i più effemminati. Così Stiller tenta di dare un seguito al film che, quindici anni fa, diede vita a un fenomeno di culto.
Ambientato in una Roma cupa – le atmosfere crepuscolari paiono fondere quelle di Gotham City, La Grande Bellezza e Il Codice da Vinci -, “Zoolander 2” è una travolgente accozzaglia di gag, talvolta anche divertenti (soprattutto nel finale).
Dal punto di vista formale è un film di inseguimenti che si sorregge su un buon ritmo, farcito di apparizioni e cameo di celebrità della musica e della moda, tra essi Sting e Valentino (e l’ormai celebre esecuzione di Justin Bieber). Anche le citazioni parodiche cinematografiche si sprecano, fin troppo peraltro.
Penelope Cruz è completamente fuori registro. Menzione a parte spetta all’esilarante ed eccessivo Will Ferrell nel ruolo del perfido Mugatu, ma oltre a questo rimane il nulla, rinchiuso in un film facilmente dimenticabile.